La Terapia Breve Strategica rappresenta una rivoluzione copernicana in campo psicoterapeutico.
Le influenze derivano:
La Terapia Breve Strategica Evoluta è un modello psicoterapeutico fondato ad Arezzo da Paul Watzlawick e Giorgio Nardone nel 1987. Esso rappresenta l’evoluzione del modello del Gruppo di Palo Alto [1] e si differenzia da quest’ultimo per l’introduzione di protocolli specifici di trattamento per singola patologia, l’introduzione della fase del consolidamento all’interno della terapia, l’individuazione di logiche non ordinarie: paradosso, contraddizione e credenza, e l’utilizzo della sintonizzazione rispetto all’empatia o al ricalco.
Negli ultimi venti anni il Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto dal Prof. Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori, si è approcciato allo studio dei problemi umani, attraverso la metodologia della « ricerca intervento » basata sull’Action Research Method di Lewin. Questa metodologia ha permesso di studiare una realtà, intervenendo su di essa e al tempo stesso aggiustando gradualmente l’intervento (ipotesi operativa auto-correttiva). In questo caso, è la strategia che funziona che descrive la struttura di persistenza del problema.
Questa modalità prende il nome di diagnosi operativa-strategica, e si tratta di un processo bottom-up, che studia come funziona un sistema, offre una descrizione operativa che emerge dai cambiamenti inseriti al suo interno: Conoscere Cambiando.
Questo lavoro ha permesso di formulare dei modelli (logico-matematici) conoscitivi ed operativi a riguardo della formazione, persistenza e cambiamento risolutivo delle varie tipologie di disturbi. Quindi, sono stati messi appunto protocolli specifici di trattamento, per le singole patologie (inizialmente sviluppati per lo spettro fobico–ossessivo e successivamente per i disturbi alimentari, disturbi sessuali, Depressione nelle sue varie forme, Disturbo Post-Traumatico da Stess, Disturbi legati all’abuso di Internet etc.); particolarmente efficaci, efficienti, replicabili, trasmissibili e predittivi.
La Terapia Breve Strategica evoluta supera il pregiudizio sistemico basato sull’idea che una volta rotto l’equilibrio patologico del sistema esso si riorganizzi spontaneamente, costrutto questo che imponeva la conclusione del trattamento non appena ottenuto lo sblocco del disturbo. Infatti, si può ritenere che la successiva riorganizzazione spontanea del sistema, soprattutto nelle patologie persistenti da molti anni, riconduce spesso al costituirsi di un ulteriore equilibrio patogeno. Pertanto si ritiene necessaria in psicoterapia una fase di consolidamento del risultato di sblocco della patologia. Questa metodologia ha permesso di ridurre le ricadute, dopo la fine della terapia, a zero.
La terapia si può dividere in quattro fasi: Apertura del gioco, Sblocco della patologia, Riorganizzazione delle regole in gioco, Chiusura dei giochi.
Cattura suggestiva del paziente e condurlo attraverso eventi casuali pianificati alla prima dirompente Esperienza Emozionale Correttiva [2], attraverso il linguaggio suggestivo-ipnotico ed ingiuntivo, poiché in caso contrario sarà ben difficile ottenere dalla paziente l’osservanza e l’aderenza alle prescrizioni terapeutiche.
Il terapeuta deve guidare il paziente ad acquisire fiducia nelle proprie risorse, e la sua comunicazione dovrà gradatamente essere meno suggestività, sino a diventare un vero e proprio dialogo.
Entrambi metteranno, attraverso un dialogo confrontativo relativo ai cambiamenti ottenuti e ai metodi utilizzati, la cornice all’opera finita. In tal modo si rende l’ex-paziente consapevole di non essere stato un mero oggetto della terapia ma un soggetto attivo del processo di cambiamento: così si incentiva definitivamente la sua autostima e la sua autonomia personale.
Altro aspetto fondamentale, è l’utilizzo del Dialogo strategico, e delle logiche paraconsistenti: Logiche paradosso, contraddizione, credenza, autoinganno.
Infine, l’utilizzo della sintonizzazione [3] si sostituisce a quello dell’empatia (approccio umanistico) o del ricalco [4] (Approccio Ericksoniano).
[1] Il gruppo di Palo Alto fa riferimento a due gruppi di ricercatori che sono i principali creatori della Teoria della Comunicazione. Il primo è stato il gruppo di GregoryBateson, di questo fecero parte Jay Haley, John Weakland William Fry, con Don Jackson. Nell’ottobre del 1958 Jackson fondò il Mental Research Institute di (MRI), con lo specifico obiettivo di continuare la ricerca iniziata dal gruppo di Bateson. Al secondo gruppo quando nacque il MRI, diretto da Jackson, si unirono Virginia Satir e Jules Riskin, Richard Fisch, Paul Watzlawick e molti altri famosi studiosi della teoria e terapia familiare e della terapia breve (Watzlawick, 2007). La vera e propria sistematizzazione del lavoro del MRI si deve, infatti, a P. Watzlawick con la pubblicazione del testo di Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, scritto con J.H. Beavin e D.D. Jackson
[2] L’EEC (costrutto coniato da Alexander) rappresenta una nuova concreta esperienza attraverso la quale il paziente riesce a svolgere qualcosa precedentemente impossibile. Questa nuova esperienza permette alla persona di modificare il suo SPR (per sistema percettivo-reattivo di un individuo si intende le sue modalità ridondanti di percezione e reazione nei confronti della realtà, che si esprimono nel funzionamento della relazione tra il Sé e il Sé, la relazione tra il Sé e gli altri, la relazione tra il Sé e il mondo), dandole la possibilità di vedere quella realtà da più punti di vista, e inducendolo ad un cambiamento dell’elaborazione cognitiva di tale realtà (cambiamento di 2° ordine). Infatti, è solo grazie ad esperienze realmente vissute che si strutturano nuovi apprendimenti (Piaget). Tutto questo avviene attraverso un processo di scoperta che egli pensa di aver guidato in prima persona e questo permette anche di ridurre le resistenza perché come dice Pascal chi si persuade da solo si persuade prima e meglio.
[3] In una prospettiva strategica, creare sintonia vuol dire avvicinarsi all’altro ma questo scopo può essere raggiunto anche assumendo posizioni differenti e utilizzando modalità diverse, complementari rispetto all’interlocutore. Si tratta di trovare modalità, comportamenti e toni che si accordino e si armonizzino con i suoi e ci facciano apparire piacevolmente suggestivi. Questo implica che quando inizio a parlare devo preoccuparmi di comprendere la logica e gli schemi precettivo-reattivi dell’altro, piuttosto che il suo linguaggio. Questo può portare all’impiego di strategie comunicative anche molto poco somiglianti a quelle dell’interlocutore, se non addirittura paradossali. Sintonizzarsi diventa quindi assumere la posizione complementare alla possibilità di introdurre il cambiamento (“Lineare contro circolare, circolare contro lineare”).
[4] Tecnica utilizzata da Erickson e consiste nella capacità di essere “somiglianti” all’interlocutore, ricalcandone il linguaggio, gli atteggiamenti, i toni, i modi e le opinioni, allo scopo di creare un contesto suggestivo ed evitare le resistenze dell’interlocutore.
Loriedo C.; Nardone G.; Watzlawick P.; Zeig J.K.(2002). Strategie e Stratagemmi della Psicoterapia. Tecniche ipnotiche e non ipnotiche per la soluzione in tempi brevi di problemi complessi. Franco Angeli.
Nardone G. (1998) Psicosoluzioni. Risolvere rapidamente complicati problemi umani. Bur Rizzoli.
Nardone G.; Watzlawick P. a cura di (1997). Terapia breve strategica. Raffaello Cortina Editore.
Nardone G.; Watzlawick P.(2010). L’arte del cambiamento. La soluzione di problemi psicologici e interpersonali in tempi brevi. Tea Pratica.
Watzlawick P., J. H. Beavin, D. D. Jackson (1971). Pragmatica della comunicazione umana.Studio sui modelli interattivi delle patologie e dei paradossi. Casa editriceAstrolabio- Ubaldi Editore, Roma.
Watzlawick P.(2007). Guardarsi dentro rende ciechi. Ponte alle Grazie, Milanocollana Saggi di terapia breve.
Autrice: Dott.ssa Francesca Troiano
Psicologa-Specialista in Psicoterapia Breve Strategica