Uno psichiatra chiese ad un suo paziente che batteva continuamente le mani: perché continui a battere le mani? Il paziente risposte: “per scacciare gli elefanti”. Lo psichiatra ribatte: “ma non ci sono elefanti qui!” Il paziente replicò, continuando a battere le mani: “Vedi che funziona”
Watzlawick 1989
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) rappresenta, come nessun’altra patologia psichica e comportamentale, l’evoluzione di una condizione di sanità verso l’insanità apparentemente più assurda, attraverso una logica stringente ma esasperata (Nardone, Portelli, 2013).
Ciò è evidente alla luce della struttura non ordinaria e talvolta bizzarra di questa patologia; infatti se si cerca di affrontarla con processi razionali e pianificazioni basati sulla ragione ordinaria, come avviene negli approcci psicologici tradizionali ci si scontra con la logica non razionale del disturbo. Per quanto riguarda i trattamenti farmacologici non esiste un trattamento specifico per il DOC, che nella maggior parte dei casi viene trattato con un mix di antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici (Nardone, Portelli, 2013).
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo secondo il DSM-IV TR è caratterizzato da ossessioni (che causano ansia o disagio marcati) definite come idee, pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e/o persistenti che insorgono improvvisamente nella mente del soggetto (temere di danneggiare qualcuno, o contaminarsi, porsi degli interrogativi, scene mentali); e/o compulsioni che rappresentano invece atti mentali, come ad esempio contare, pregare, ripetere parole o frasi, etc., o comportamentali, ad esempio controllare, pulire, riordinare etc., ripetitivi, finalizzati e intenzionali (effettuati in modo eccessivo e irragionevole), messi in atto in risposta ad un’ossessione, seguendo regole precise e stereotipate, allo scopo di neutralizzare e/o prevenire un disagio o malessere e un evento e/o una situazione temuta.
Il DOC per definirsi tale deve prevedere tre caratteristiche indispensabili. L’irrefrenabilità, l‘inevitabilità, che sono caratteristiche indispensabili di una compulsione, e poi la ritualità e cioè quando un’azione o un pensiero garantiscono l’effetto desiderato, ad esempio possono avere lo scopo di espiare, rassicurare o riparare.
I rituali nel DOC possono essere di tre tipi:
Nel processo di formazione del DOC si possono osservare certe regolarità nel modo in cui esso si struttura; al tempo stesso si rilevano motivazioni differenti che innescano le reazioni e il circolo vizioso della patologia. Nell’estesa ricerca-intervento condotta su tale patologia dal CTS di Arezzo nell’arco di oltre venticinque anni su oltre ventimila casi trattati con successo, si è giunti a individuare cinque tipologie fondamentali di motivazione che attivano azioni e pensieri compulsivi. (Nardone, Portelli, 2013)
La trappola mentale rappresentata dal DOC non è solo una delle più subdole tra le varie forme di disturbo psichico e comportamentale, ma una delle più resistenti al cambiamento terapeutico, sia farmacologico che psicoterapeutico. Infatti, l’irragionevolezza del disturbo rilevata dagli stessi pazienti è proprio quella di sapere che i rituali non hanno senso, ma pur avendo consapevolezza di ciò, non si riesce a fare a meno di metterli in atto.
Come detto in precedenza il DOC si basa su una logica non ordinaria, quella della credenza. Non a caso ciò che crea, mantiene e alimenta il problema è proprio la ripetizione ridondante dei rituali che vanno a confermare la credenza di base (se faccio il rituale andrà bene o non succederà nulla di quello che temo), in maniera tale da mantenere l’illusione di avere il controllo sulla realtà circostante.
Il campanello d’allarme dovrebbe scattare quando ci rendiamo conto che, il controllo che agiamo sulle cose, ci sta sfuggendo di mano, e quindi non siamo più noi a controllare ma è “l’ossessione del controllo“che letteralmente ha preso il sopravvento su di noi. Quando questo si trasforma in una presenza costante e scomoda, che blocca le sensazioni, e impedisce di “correre il rischio” di sbagliare per imparare. Ma tutto questo richiede una capacità funambolica nella gestione di se stessi, degli altri e del mondo (Nardone, Portelli, 2013).
L’intervento strategico prevede l’utilizzo di “logiche non ordinarie” nel trattamento delle psicopatologie più disparate. Si procede con l’individuazione e il blocco delle Tentate Soluzioni disfunzionali, che nel caso del DOC sono:
Individuali
Del sistema
Una volta bloccate le Tentate Soluzioni disfunzionali si definiscono le strategie idonee, costruite su misura per il paziente, per ottenere il cambiamento. Ottenuto lo sblocco, si procede verso il consolidamento delle strategie apprese, ed infine si conclude il lavoro con il raggiungimento delle autonomie personali.
Andreoli V., Cassano G. B., Rossi R. curato da (2007). DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Text revision, Elsevier Editore.
Nardone G., Portelli C. (2013). OSSESSIONI COMPULSIONI MANIE. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi.
Autrice: Dott.ssa Francesca Troiano
Psicologa-Specialista in Psicoterapia Breve Strategica