“Il piacere diviene lo scoglio sul quale l’essere umano corre a naufragare”
Philips Chesterfield
Il Binge-Eating, o disturbo da alimentazione incontrollata, proprio per la sua particolarità dovuta all’alternanza di digiuni: dove si cerca di restringere il più possibile e grandi abbuffate: dove si perde completamente il controllo, potrà sembrare al lettore uno strano cocktail tra Anoressia, Bulimia e Vomiting. Anche in questo caso, dopo che il disturbo si è insediato la sua tipologia di persistenza assume caratteristiche del tutto originali. Proprio per la sua originalità richiede, al fine della sua soluzione, uno specifico tipo di trattamento decisamente diverso da quelli idonei per le problematiche precedentemente elencate.
Il Binge-Eating, in Ottica Strategica, è un disturbo caratterizzato dall’alternarsi di periodi prolungati di astinenza in cui il paziente si sottopone a veri e propri digiuni, nei quali può sia non mangiare completamente nulla sia ridurre il pasto a frutta e verdura, e altri periodi, più o meno lunghi, di intensa trasgressione caratterizzati da grandi abbuffate. Questo quadro può presentare la presenza di strategie compensatorie come l’uso di lasssativi e diuretici e la presenza di attività fisica estrema.
Secondo l’Approccio Strategico il Binge Eating consiste in una particolare variante della bulimia e si differenzia, in particolare, dalla Bulimia “Jo-Jo”, infatti, in quest’ultimo caso al termine delle abbuffate la persona torna all’utilizzo della dieta suddivisa nei tre pasti. Invece, l’alimentaizione di coloro che soffrono di Binge-Eating non prevede pasti regolari ma le abbuffate sono poi compensate dal digiuno.
Un’altra differenza riguarda la quantità dell’abbuffata, che nel caso della Bulimia “Jo-Jo” prevede piccole quantità di cibo, mentre nel caso del Binge-Eating si tratta di abbuffate molto più consistenti quasi simili a quelle nel Vomiting, ma senza l’utilizzo di condotte di eliminazione, come appunto il vomito.
Il Binge-Eating si osserva in persone decisamente autonome che improntano la loro vita sull’efficacia e l’efficienza soprattutto nella vita lavorativa, spesso single, e di successo sociale. Infatti, queste persone praticano le loro abbuffate in segreto e in completo isolamento dal mondo sociale, mentre al di fuori possono mostrare una vita perfetta: efficienti e determinate sul lavoro. Alcuni esempi sono la “donna-manager di successo” che risulta invidiabile dall’esterno per le sue capacità nel campo lavorativo ma in segreto, quando è in camera sua, arriva a consumare fino a due abbuffate settimanali.
Alla base il meccanismo del Binge-Eating presenta l’illusione, da parte delle persone che ne soffrono, di avere un apparente controllo tramite l’alternanza di periodi nei quali esse controllano il loro desiderio tramite il digiuno, e periodi di abbuffata programmata e organizzata al meglio.
Le abbuffate solitamente sono caratterizzate dai cibi che ci si vieta, ritenuti “pericolosi” poiché fanno ingrassare. Quando ci vietiamo qualcosa, nella nostra mente si attiva uno strano meccanismo per il quale, più lo si vieta più lo si desidera, finché non potendone fare a meno si finisce per abbuffarsi di tutti quegli alimenti ritenuti “proibiti”.
I digiuni rigorosi sono caratterizzati da cibo che, secondo la percezione delle persone con questa problematica, non fa ingrassare, come ad es. insalate nelle sue varie forme. A questo quadro, si aggiunge la completa assenza di qualsiasi forma di piacere nella selezione e degustazione dei cibi.
Questi pazienti si rivolgono ad uno psicoterapeuta quando le abbuffate aumentano e, quindi, non riescono più a controllarle, iniziando a perdere quella piacevolezza e a diventare minacciose. Oppure, nel caso in cui la persona avverte di star perdendo il controllo della sua vita, ad es. accade qualcosa di talmente sconvolgente, come un “innamoramento”, o tragico insuccesso professionale; cosa che per loro, poiché sempre improntati al controllo relativo all’efficienza, risulta inaccettabile.
Le Tentate Soluzioni Ridondanti (TSR) [1] individuate dalla ricerca sono:
Trattandosi di casi particolarmente resistenti non è pensabile prospettare per loro una drastica modifica dello stile di vita. La particolare resistenza è dovuta al fatto che, anche definendosi collaborativi, tendono ad estendere la loro tendenza al controllo anche verso il terapeuta, con l’obiettivo di manipolare la terapia.
L’obiettivo della terapia, quindi, risulta quello di ripristinare la capacità di queste persone di imparare a gestire il controllo (sul cibo), imparando a renderlo flessibile e allargandolo anche a nuovi eventi della loro vita. Quindi, lo sblocco della problematica prevede il “cortocircuito” del perverso circolo vizioso digiuni/abbuffate il quale, una volta stabilitosi, permette sia di concedersi il piacere sia di badare alla forma fisica/estetica. Come dice Sheila Graham il cibo rappresenta la più primitiva delle consolazioni, e qualsiasi tipo di “controllo” che si tenta di applicare sul piacere di mangiare, si tramuta, inevitabilmente, nel tentativo di controllo che fa perdere il controllo. Quindi, l’autoregolazione la si ottiene se siamo disposti a perdere l’apparente controllo, imparando a concedersi il piacere in modo controllato; questo lo si ottiene: imparando a lasciare andare il controllo, per poi riprenderlo gradatamente.
Concludo con le parole di San Tommaso d’Aquino: ” Nessuno può vivere senza il piacere”.
[1] Il costrutto di TS viene elaborato dal gruppo di ricercatori del M.R.I. di Palo Alto, e costituisce un riduttore di complessità indispensabile in TBS, che permette di focalizzare l’attenzione su tutto ciò che viene fatto dal paziente, dai suoi familiari o dai suoi curanti per cercare di risolvere il problema. Questa forma di interazione tra il soggetto, la realtà e il mondo, di per sé non è patologica, anche perché la TS sicuramente sarà stata efficacie in passato per risolvere problemi simili. Esse possono diventare disfunzionali, quando diventano ridondanti (TSR) e si ripetono in rigidi copioni che, anziché risolvere il problema, lo trasformano in una vera e propria patologia.
Nardone G. – Verbitz T.- Milanese R. (1999) LE PRIGIONI DEL CIBO. VOMITING, ANORESSIA,
BULIMIA.
Nardone G (2003) Al di la dell’amore e dell’odio per il cibo. Guarire rapidamente dalle patologie
alimentari.
Nardone G. (2007) LA DIETA PARADOSSALE. Sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di
dimagrire e mantenersi in forma.
Autrice Dott. Francesca Troiano
Psicologa- Specialista in Psicoterapia Breve Strategica